Periodo ottimale per la visita: | Tutto l'anno. |
Tasso di difficoltà | Turistico | Descrizione | |
| Ontano Bianco. |
Descrizione specifica del manufatto: | L'ontano bianco può presentarsi sotto forma di albero alto fino a 10 metri, ma più spesso è un arbusto dalla chioma densa e arrotondata e dal tronco irregolare, ricoperto da una corteccia grigio-argentea, liscia e lucida.
Le foglie hanno una caratteristica forma ovoidale, con apice molto appuntito e margini doppiamente dentati: a pagina superiore ha colore verde cupo, mentre quella inferiore ha colore grigio pallida e pelosa.
Le infiorescenze si formano in estate, svernano e poi sbocciano tra febbraio ed aprile, prima delle foglie. Quelle maschili sono amenti cilindrici, bruni, penduli e lunghi 7-9 centimetri: i fiori che le compongono sono protetti da brattee (foglia modificata nella cui ascella sono inseriti i fiori) e ridotti a quattro stami,(Elemento maschile del fiore, formato dal filamento per mezzo del quale si inserisce sul ricettacolo fiorale o sulla corolla, e dall'antera, parte terminale di forma varia nell'interno della quale si maturano le spore detti granuli pollinei. L'insieme degli stami costituisce l'androceo. Gli stami possono essere liberi o variamente saldati). Le infiorescenze femminili sono più brevi (1-2 centimetri) e riunite in gruppi di 2-5. Dopo la fecondazione si lignificano fino a trasformarsi in una specie di pigna, in cui sono racchiusi i frutti, acheni alati, la cui dispersione avviene ad opera del vento.
L'ontano bianco si trova sulle Alpi, sulle Prealpi e sull'Appennino settentrionale, fino a 1600-1700 metri E' una pianta abbastanza adattabile in fatto di clima e, a differenza di altri ontani, non ha particolari esigenze di terreno, crescendo bene sui terreni acidi che sui terreni calcarei.
Con le sue radici saldamente ancorate al suolo, fissa i terreni poco stabili: lo si trova così nelle zone alluvionali dei torrenti alpini, associato a salici ed a noccioli. Il legno, leggero e omogeneo, esiste bene alla sommersione ed è quindi usato per costruzioni subacquee. Lo si impiega anche per imballaggi e piccoli lavori di intaglio e al tornio. Fornisce un carbone con cui si prepara la polvere pirica. Le foglie sono usate per l'alimentazione del bestiame, essendo ricchissime di azoto. Viene coltivato a scopo ornamentale in numerose varietà, alcune a foglie sericeo-argentate e sfrangiate, altre a foglie piccole ma che in autunno assumono una stupenda colorazione dorata. |
Aspetti storici: | Da almeno sei secoli, nel bacino imbrifero del torrente San Bernardino, come negli altri corsi d’acqua di rilievo dell’alto Novarese, veniva praticata la flottazione del legname in precedenza ridotto in borre e borretti fino alla foce, a lato di Intra. I tronchi tagliati e marchiati venivano fatti scivolare nel letto del torrente; qui venivano ammucchiati in attesa che la piena naturale o provocata da dighe, li trasportasse a valle.
Il commercio del legname costituiva la più vasta attività del porto di Intra, con ramificazioni estese su tutto il bacino del Lago Maggiore.
I più importanti notai, avvocati, medici, sindaci e consiglieri possedevano capitali impegnati nel commercio del legname e del carbone.La flottazione ebbe termine, con l’avvento delle rogge che convogliavano l’acqua necessaria a fornire l’energia idraulica per le macchine delle prime industrie tessili del Verbano. Siccome il metodo della flottazione provocava danni alle prese d’acqua delle rogge ed agli argini, fu abolito. |
Narrazioni: | Una curiosità: per un banalissimo errore di traduzione, il nome dell'ontano ha finito per essere associato a una maligna figura magica, il "Re degli ontani", consacrato da una ballata di Goethe (Erlkonig) e da un Lied di Franz Schubert. Accadde infatti che un certo Herder, il primo a tradurre la leggenda danese alla quale si ispirarono i due artisti, confuse ontani con elfi, due parole che nella lingua danese hanno un suono simile. Insomma gli ontani non c'entrano proprio. Ben presenti sono invece nel passato dell'uomo, infatti con il loro legno si costruivano le palafitte preistoriche. |
Bibliografia: | 1. Valsesia T. - Val grande ultimo paradiso - Alberti libraio editore, Verbania 1987
2. Ferraioli E. ,Pozzi G. - Atlante degli alberi d'Italia. Le guide airone - Editoriale Giorgio Mondatori,1987 |
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