La fonte dell’acqua minerale (Cannobio) Oltre a quella più famosa dell’acqua Carlina, alle falde del Monte Carza, poco sopra l’abitato di Cannobio), si trova la sorgente detta “dell’acqua minerale ” a cui sono state riconosciute proprietà salutari. |
Periodo ottimale per la visita: | Tutto l’anno purché in assenza di neve. |
Tasso di difficoltà | Turistico | Descrizione | |
Tempo necessario per la visita: | 1 ora per il tragitto di sola andata. |
| Fango reso rosso dai residui ferrosi presenti nell’acqua |
| Ruderi dell’edificio che conteneva la fonte |
Descrizione Specifica del luogo: | La sorgente de “l’acqua minerale” si trova poco sopra il “laghetto” ai piedi del Monte Carza ad una quota di circa 600 m.
Per raggiungerla bisogna lasciare l’auto all’inizio della strada provinciale della Cannobina; poche decine di metri dopo l’inizio della stessa si trovano dei cartelli segnalatori in legno che, tra le altre, riportano anche l’indicazione proprio per l’acqua minerale. Seguendo l’indicazione si superano le ultime case e si entra nel bosco. Si segue il sentiero, in alcuni tratti non del tutto agevole per il fondo sassoso, fino a sbucare su una strada sterrata che si segue sino giungere ad un grosso prato con una baita. Per raggiungere la fonte bisogna attraversare il prato, addentrarsi nel bosco seguendo le scarse tracce di sentiero. Nel sito di origine della fonte sono ancora individuabili i ruderi di un piccolo edificio in pietra e, ben evidenti a terra, i rigagnoli di acqua con il suolo reso di color ruggine dai depositi ferrugginosi.
La fonte e l’ultimo tratto del sentiero non sono più frequentati ed entrambi versano in stato di abbandono. |
Aspetti storici: | La sorgente nota nella zona di Cannobio come “l’acqua minerale” si trova registrata su vecchi documenti con il nome di “acqua delle Monache”. La sorgente è stata, per così dire, scoperta nel 1841 da un celebre medico svizzero che passeggiando nella zona del Monte Carza fu attratto da una striscia umida ferrugginosa proveniente da un modesto flusso di acqua che sgorgava dalla roccia viva poco più a monte. Raccolse quell’acqua, la fece analizzare da P. Ottavio Ferrario al Fatebenefratelli di Milano che la dichiarò “efficace per i deboli di stomaco”; tale acqua aveva molte analogie con quella di Recoaro.
Il medico svizzero ebbe subito l’idea di acquistare il terreno su cui sgorgava la sorgente per costruirvi un grande albergo ma non poté realizzare il suo progetto perché le monache del convento delle Orsoline che erano proprietarie del terreno non vollero venderlo.
Un tempo la sorgente era molto frequentata dai cannobiesi e dai villeggianti, poi, tra le due guerre fu abbandonata e il sentiero che vi giungeva si deteriorò. |
Narrazioni: | La gente del luogo sostiene che è impossibile riuscire a lessare i fagioli nell’acqua ferrugginosa proveniente dalla fonte e che anche la polenta non cuoce bene. |
Bibliografia: | Zammaretti A., Il borgo e la pieve di Cannobio, vol. II, 1975, Cerutti ed., Verbania
Zammaretti A., Il borgo e la pieve di Cannobio, vol. III, 1980, San Gaudenzio, Novara
Fragni A., Tranflumen, 1977, Cerutti ed., Intra
Pisoni F., Traffiume: gli statuti del 1343, 1990 Alberti libraio editore, Verbania. |
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