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L’allevamento dei bachi da seta a Carmine (Cannobio) Quasi tutte le famiglie di Carmine allevavano dei bachi da seta secondo l’aiuto che avevano in casa e della disponibilità di spazio. Per le prime tre mute, che duravano circa tre giorni l’una tutto andava bene ma poi bisognava trovare nuovo posto, aggiungendo delle stuoie, per la quarta ed ultima muta prima che i bachi facessero il bozzolo; in questo delicato periodo non davano più tregua e bisognava somministrare loro da mangiare quattro o cinque volte il giorno avendo cura che la foglia non fosse bagnata o raccolta con troppo sole; inoltre bisognava diradarli continuamente fine alla maturazione per poi preparare i rami dove avrebbero fatto i bozzoli.
Il baco impiegava quindici giorni a fare il bozzolo ed in questo periodo erano frequenti le malattie chiamate calcin o gialdun. Una famiglia, poiché quell’anno andava tutto male nel loro allevamento di bachi, un giorno, disperati, li portarono in campagna, ai piedi di un gelso, chiamato dalla gente murun, con gran sorpresa li videro salire sulla pianta, mangiare la foglia e formare regolarmente il bozzolo; cosa che non era mai stata vista a Carmine.
I padroni, per quest’allevamento, fornivano la semenza e, qualora la foglia fornita dalla masseria non bastava fornivano quella necessaria per portare a termine l’allevamento.
Il ricavo della vendita dei bozzoli era, come tutto il resto, a mezzadria; il prezzo si aggirava sulle 3,50 o 4 lire al chilogrammo.
La resa era di norma di circa 60 chilogrammi per oncia di seme. I bambini attendevano con ansia questo raccolto perché i padroni facevano sempre qualche regalo, che consisteva in un cappello o in un paio di calzoncini. Il giorno della vendita dei bozzoli, il pasto era più sostanzioso e si faceva una festa. | |||
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A cura di: Daniela Boglioni |
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