Periodo ottimale per la visita: | Da escludere solo nei periodi di innevamento. Bisogna tenere presente che le zone vicino ai torrenti dove si trovano i mulini spesso ricevono poco sole. |
Tasso di difficoltà | Turistico | Descrizione | |
Tempo necessario per la visita: | Due ore circa per la sola andata se si intende percorrere la mulattiera che da Cannobio porta a Viggiona lungo la quale si trovavano i mulini più importanti della zona. Purtroppo oggi i resti dei mulini sono poco visibili. Solo un osservatore informato intuisce il percorso dell’antica roggia che prelevava l’acqua dai vari corsi d’acqua. |
| Lungolago nella contrada Castello |
| Casa decorata che si affaccia sul lago |
| Via Castello |
Descrizione specifica del manufatto: | La maggior parte dei mulini erano destinati alla macinazione di cereali (orzo, segale, grano, granturco) o delle castagne che veniva effettuata sfruttando la forza dell’acqua. Una grande ruota era mossa direttamente dall’acqua del torrente oppure da quella proveniente da un canale; in questo secondo caso si aveva il vantaggio di limitare i danni causati dalle frequenti piene. Il movimento rotatorio della ruota veniva trasmesso a una grande macina costruita in dura pietra (generalmente granito) posta a contatto con un'altra macina ma fissa. La distanza tra le due macine era variabile e tra esse veniva posto il seme da macinare. |
Aspetti storici: | Oltre ai mulini che si trovano lungo la mulattiera che da Cannobio porta a Viggiona, altri erano presenti in zona. Un mulino funzionava in Cannobio nei pressi del ponte detto ballerino; un altro, oggi del tutto scomparso, si trovava sulla riva del lago ed usava la stessa acqua già sfruttata dai mulini che si trovavano più a monte, lungo il sentiero per andare a Solivo.
Altri mulini erano: uno a Traffiume, uno subito sotto l’abitato di Ronco ed uno allo sbocco della valle che scende tra Cinzago e Piaggio. Per quest’ultimo, all’epoca della costruzione della strada litoranea, venne gettato un arco sopra la strada stessa onde permettere il passaggio dell’acqua diretta al mulino che si trovava a valle della strada. L’arco venne demolito nel 1955.
L’ultimo mulino a cessare la propria attività è stato il “mulino di sotto” che si trovava lungo la strada per Viggiona, poco sopra la Badia.
Fin dall’anno 1487 i conti Borromeo dovettero intervenire affinché i cannobiesi adottassero gli Statuti di Mulino per quanto concerneva l’attività dei mugnai o Molinari per reprimere le continue frodi degli stessi ai danni della popolazione.Certamente i mugnai del tempo si dovevano comportare molto male se
vennero stabilite le seguenti regole di comportamento:
- il cereale che era dato ai mugnai doveva essere restituito integralmente, sotto forma di farina
- la farina doveva essere pura senza aggiunta d’altre sostanze
- la farina non doveva presentare “gnocchi” dovuti all’umidità
- i mugnai dovevano sottoporre la farina ottenuta a controlli periodici da parte dell’autorità del comune e dovevano pagare le tasse in base al lavoro svolto.
Da: “Gli statuti di Traffiume del 1343”
Art. 71 Del divieto di lordare le rogge dei moliniFu ancora statuito : nessuno lordi o getti alcunché nella prima roggia dei molini che è verso l’abitato. Ciascun contravventore paghi al comune, ogni volta, 12 den.ter. d’ammenda. |
Narrazioni: | Narra lo scrittore Zoppis a proposito di un vecchio mulino di montagna:
I giorni operosi
L’antico mulino di montagna era una costruzione tutta a sé, spesso neppur contigua alla casa di abitazione, posta dove la idraulica elementare del costruttore calcolava meno arduo e più vantaggioso ricavare potenza dalle acque del torrente.
Un tempo – tanto tempo fa che i cinquantenni appena se lo ricordano – attorno al mulino di montagna il terreno era sgombro da alberi, da cespugli e da rovi. D’estate era un’isola verde con depressioni e dossi irrigui, un marezzare di folte erbe segnate da un sentiero che saliva dalla valle; d’inverno era una bianca nuvola di neve posata sulla terra fra macchie e boschi, tagliata da un solco segnato dalle orme larghe e piatte degli zoccoli ferrati. […]
I mulini in disarmoOra è proprio finita! Il canale che portava l’acqua del torrente è colmo di ghiaia, di sabbia, di terriccio, entro cui germogliano rovi e ortiche. Della condotta sospesa rimangono tronconi di assi nere, cariate,
fradice poggiate sopra un pilastrino cadente.
Altre reliquie sono sparse sul terreno, tra lo strame spesso e marcescente. Sono schegge di legno in decomposizione, che nutrono la minuta flora muscosa e micelica: brandelli di velluti verdi chiazze biancastre pallide vegetazione gelatinosa.
I perni delle grandi ruote sono sigillati dalla ruggine […]
L’uscio dell’edificio è accostato: tu lo sospingi, e senti il ribrezzo ai piedi, il ribrezzo dell’ignoto, perché dentro è buio, il pavimento è polveroso, disseminato di rottami, che possono essere trabocchetti. Calpesti una foglia secca, la scarpa si posa su qualcosa di molle: uno straccio, un brandello di vecchio sacco. Ti pare di essere nella fossa dei serpenti, che tutto quel rinchiuso mondo – o l’universo intero – sia il regno del viscido, dello sfuggevole e che occulti animali che danzino presso i tuoi piedi, che contaminino la tua carne. […]Tocchi appena un legno, ed esso ti rimbomba nel cuore più forte di un tuono. Il soffitto ha larghi vuoti di assi attraverso i quali è possibile scorgere le piode del tetto: piode in disordine con crepe e fessure, per le quali mugulano i venti, scorrono le piogge, turbina la neve. […] |
Connessione ad altri temi: | Via delle arti e dei mestieri |
Cartografia: | Carta I.G.M. F.16 III S.E. della Carta d’Italia – Cannobio –
Carta I.G.M. F.16 III S.O. della Carta d’Italia
Carta I.G.M. F.16 III N.E. della Carta d’Italia
Carta Nazionale Svizzera 1:50000 N° 285 Domodossola
Carta Nazionale Svizzera 1:50000 N° 286 Malcantone. |
Bibliografia: | Bergamaschi C., La vita quotidiana in Valle Cannobina nell'ultimo secolo, 1997, Alberti libraio editore, Verbania
Fragni A., Tranflumen, 1977, Cerutti ed., Intra
Pisoni F., Traffiume: gli statuti del 1343, 1990 Alberti libraio editore, Verbania
Zammaretti A., Il borgo e la pieve di Cannobio, vol.III 1980, San Gaudenzio, Novara. |
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