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Antiche colture a Carmine (Cannobio) La descrizione delle attività che si svolgevano a Carmine è stata realizzata dagli studenti della classe II B dell’ICSMEM di Cannobio nell’ a.s. 2002-2003 nell’ambito del progetto di creazione dell’ipertesto “Viaggio virtuale a Carmine Superiore.” Carmine è situato in una zona montuosa che comprende una sterile campagna e una zona boschiva. La gente che vi abitava viveva con le misere risorse frutto della campagna e con il ricavato della vendita della legna. La campagna era divisa in masserie per lo più di proprietà dei signori di Cannobio ed ognuna di queste masserie aveva un nome. I boschi di Carmine erano e sono ancora tutt’oggi costituiti prevalentemente da castagni ed in minor parte da querce. Il taglio del legname era un lavoro faticoso e pericoloso che dava però un certo guadagno, vi si dedicavano, dopo aver finito i lavori in campagna, tutti coloro che non erano emigrati. Nei boschi di Carmine si praticavano diverse attività. Per trasportare il legname dei boschi fino alla riva del lago, dove commerciavano la legna trasportandola per mezzo di barconi, usavano un filo di ferro su cui si facevano scivolare, per mezzo di ganci, le fascine anch’esse tenute insieme da un filo di ferro. Si trattava quindi di una prima seppure rudimentale “teleferica”. Il territorio di Carmine era ripido e montuoso, quindi sfavorevole all’agricoltura. Per risolvere questa difficoltà e poter meglio coltivare, i Carmenit hanno creato dei terrazzamenti delimitati e sorretti da muretti di sasso costruiti a secco. L’unico svantaggio era che i Carmenit dovevano continuamente spostarsi da un terrazzamento all’altro. A Carmine si coltivavano soprattutto grano, segale e orzo, ma anche la vite grazie alla favorevole esposizione al sole. A Carmine oltre all’agricoltura ed al lavoro dei boschi si praticava anche l’allevamento di bovini ed ovini, inoltre molto diffuso, anche se a noi meno conosciuto, era l’allevamento del baco da seta. Questo lavoro durava circa 45 giorni. Gli allevatori trattavano con molta cura i bachi in quanto alla fine del ciclo ottenevano il bozzolo che veniva lavorato e venduto. Si racconta che il giorno dedicato alla vendita dei bozzoli si faceva un ricco pranzo e per i carmenitt era un giorno di festa. Nel bosco, oltre al taglio del legname, si praticava un'altra attività chiamata: ”rusca” che veniva effettuata in primavera e consisteva nell’asportare le cortecce dai tronchi di quercia e rovere. La corteccia veniva fatta essiccare al sole e dopo averla legata in mazzi veniva portata a Cannobio, macinata alla sfrangia e successivamente usata per la concia delle pelli nella conceria dei fratelli Borlotti. Questo lavoro era possibile solo in primavera per circa 15 giorni ed andava fatto nelle prime ore della giornata perché, sotto i raggi del sole, la corteccia non si sarebbe più staccata. A Carmine non mancavano i mulini, che si trovavano allo sbocco della valletta che alimentava anche quelli della mulattiera che portava da Cannobio a Viggiona. Questi mulini servivano agli abitanti per macinare grano, segale ed orzo che venivano trasportati in sacchi per mezzo dei muli. | |||||
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A cura di: Daniela Boglioni |
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