L’ontano nero

Le zone centrali del percorso del torrente S.Bernardino,umide e ricchissime di vegetazione (in alcuni punti addirittura impenetrabile), contrastano con la secchezza dei versanti rivolti a sud dove si risente del clima insubrico del Lago Maggiore. Le profonde forre (fossati ripidi e scoscesi prodotti dall’erosione delle acque), caratterizzano gran parte del corso del torrente e dei suoi affluenti. Lungo questi pendii si sono insediate  diverse specie vegetali, caratteristiche di luoghi umidi e ombrosi, tra cui l’ontano nero.


.

Periodo ottimale per la visita:Tutto l'anno.
Tasso di difficoltàTuristico
Descrizione

L'ontano nero.

 
Descrizione specifica del manufatto:

Questa pianta si può presentare sotto forma di arbusto o di albero alto fino a 20 metri. In forma arborea, ha un tronco slanciato ricoperto da una corteccia bruno-verdognola che nell'albero adulto è profondamente screpolata. Le foglie sono ovali, quasi arrotondate, prive di un apice appuntito e con margine irregolarmente dentato, cosparse di una sostanza vischiosa che le rende appiccicose.

Le infiorescenze maschili, cilindriche e lunghe 6 -12 centimetri, sono formate da tante squamette disposte come le tegole di un tetto, alla cui ascella sono posti i fiori, costituiti da un ciuffetto di stami e da una piccola brattea. Stame : Elemento maschile del fiore, formato dal filamento per mezzo del quale si inserisce sul ricettacolo fiorale o sulla corolla, e dall'antera, parte terminale di forma varia nell'interno della quale si maturano le spore detti granuli pollinei. L'insieme degli stami costituisce l'androceo. Gli stami possono essere liberi o variamente saldati.

Brattea :  Foglia modificata nella cui ascella sono inseriti i fiori. Le infiorescenze femminili sono più piccole (1-3 centimetri), riunite in gruppi di 3-5. I frutti sono acheni alati. In Italia è presente nelle regioni continentali e nelle isole, dal livello del mare fino a 1200 -1900 metri. E' estremamente facile trovarlo lungo i corsi d'acqua, con salici e pioppi, nelle zone di palude, nei terreni inondati e argillosi. In boschi puri è diffuso in Piemonte e da Pisa a La Spezia. Viene usato per rimboschire i terreni umidi e franosi. Il legno viene usato per la fabbricazione di zoccoli e in piccoli lavori di intaglio e al tornio. Dalla corteccia si estraggono tannini usati per la concia delle pelli. Queste stesse sostanze, mescolate ai sali di ferro, si usano per preparare inchiostri.

Aspetti storici:
Da almeno sei secoli, nel bacino imbrifero del torrente San Bernardino, come negli altri corsi d’acqua di rilievo dell’alto Novarese, veniva praticata la flottazione del legname in precedenza ridotto in borre e borretti  fino alla foce, a lato di Intra. I tronchi tagliati e marchiati venivano fatti scivolare nel letto del torrente; qui venivano ammucchiati in attesa che la piena naturale o provocata da dighe, li trasportasse a valle. Il commercio del legname costituiva la più vasta attività del porto di Intra, con ramificazioni estese  su tutto il bacino del Lago Maggiore. I più importanti notai, avvocati, medici, sindaci e consiglieri possedevano capitali impegnati nel commercio del legname e del carbone. La flottazione  ebbe termine, con l’avvento delle rogge che convogliavano l’acqua necessaria a fornire l’energia idraulica per le macchine delle prime industrie tessili del Verbano. Siccome il metodo della flottazione provocava danni alle prese d’acqua delle rogge ed agli argini, fu abolito.
Narrazioni:
Una curiosità: per un banalissimo errore di traduzione, il nome dell'ontano ha finito per essere associato a una maligna figura magica, il "Re degli ontani", consacrato da una ballata di Goethe (Erlkonig) e da un Lied di Franz Schubert. Accadde infatti che un certo Herder, il primo a tradurre la leggenda danese alla quale si ispirarono i due artisti, confuse ontani con elfi, due parole che nella lingua danese hanno un suono simile. Insomma gli ontani non c'entrano proprio. Ben presenti sono invece nel passato dell'uomo, infatti con il loro legno si costruivano le palafitte preistoriche.
Bibliografia:

1. Valsesia T.- Val grande ultimo  paradiso  -Alberti libraio editore,  Verbania 1987

2. Ferraioli E. ,Pozzi G. -Atlante degli alberi d’Italia. Le guide airone -Editoriale Giorgio   Mondatori,1987  3.  Selezione dal Reader’s Digest.  Biblioteca per chi ama la natura -Guida pratica agli alberi e arbusti in Italia. Edizioni Reader’s Digest, Milano 1983

A cura di: Ramoni Carlo