Per i sentieri dei contrabbandieri: da Gurrone alla Svizzera

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Il contrabbando prende questo nome perché questa attività andava contro i bandi delle autorità, ma tra i montanari non era, generalmente, considerato un reato e nei confronti di chi lo praticava ci fu sempre una silenziosa protezione, se non addirittura, aperta collaborazione.


Il percorso descritto, inizia dalla Val Cannobina (prossima al confine svizzero), prendendo come punto di partenza Gurrone.


Anche dai  paesi delle limitrofe valli del Verbano (Val Grande, Valle Intrasca), i contrabbandieri potevano raggiungere Gurrone dai passi situati lungo la dorsale che dal lago risale fino ai contrafforti del Monte Zeda. Da  Passo Folungo, Pian Puzzo, Piazza/Sant’Eurosia, scesi in Val Cannobina, risalivano a Gurrone.

Periodo ottimale per la visita:I mesi estivi.
Descrizione
Tempo necessario per la visita:Da Gurrone a Olzeno/Le Biuse. 1ora 30 minuti. Da Le Biuse alla località Tre Confini: 1 ora. Dai Tre Confini a Spoccia: 1 ora 30 minuti Spoccia Gurrone 1 ora 20 minuti. Il percorso ad anello si effettua in circa 6 ore.Dai Tre Confini al Limidario: 2/3 ore

Il monte Limidario o Gridone sul versante svizzero.


 

L'alpe Olzeno.

 

Il monumento ai caduti a Gurrone.

 
Aspetti storici:
“Notizie desunte da bibliografia 1”:   Il fenomeno del contrabbando nelle valli alpine merita un discorso approfondito. La vita in montagna era, in passato, povera e dura. In molti casi l’unica possibilità di sopravvivenza era quella di emigrare. A questo destino non sfuggivano le vallate alpine alle spalle di Verbania. I montanari non avevano particolari problemi a muoversi e a spostarsi, malgrado la generale asprezza del territorio in cui risiedevano. Essi avevano il vantaggio di trovarsi in zone quasi sempre poco controllate. I contrabbandieri si muovevano per ardite vie di collegamento intervallivo, anche a quote elevate, il più lontano possibile dal fondovalle dove potevano essere sorpresi dai finanzieri. Le scarse disponibilità economiche rendevano accettabili pesanti fatiche e lunghi trasferimenti. Questi percorsi alpini che testimoniano l’atavica abitudine dei montanari al commercio con le valli vicine, non davano troppa importanza all’esistenza dei confini. La tradizionale tendenza ai liberi spostamenti e traffici venne a scontrarsi con la stabilizzazione dei confini nazionali e l’intensificazione dei controlli alle frontiere. I montanari continuarono ad acquistare i più svariati articoli per le necessità familiari, che si potevano avere condizioni migliori, iniziando, però, a trasportare nuovi  prodotti  non  legati al fabbisogno personale. Iniziò, infatti, il trasporto di merci da vendere a terzi, in modo da arrotondare le scarse entrate dell’economia familiare. Lo Stato insediò, nei villaggi alpini di confine, piccoli nuclei di doganieri per pattugliare le montagne e intercettare i contrabbandieri. Nella lingua locale essi erano chiamati “sfrositt”perché lavoravano di frodo, “da sfros”. In lingua italiana la denominazione più ricorrente era quella di spalloni. Si ebbero episodi anche cruenti che provocarono delle vittime. I finanzieri vivevano, infatti,  in luoghi dove quasi tutta la gente era contro di loro. Le merci più trattate erano caffè e tabacco dalla Svizzera (fino agli anni Cinquanta dello scorso secolo) e riso e sale durante la seconda guerra mondiale. Negli anni Sessanta si sviluppò il contrabbando delle sigarette verso l’Italia. Con gli anni Settanta il contrabbando tradizionale cessò quasi ovunque e molte casermette della finanza vennero abbandonate come, ad esempio, quella di Spoccia. Fino al secondo dopoguerra la stazione più famosa della finanza era quella dei Bagni di Craveggia, sotto la bocchetta di Sant’Antonio, in Ossola, al termine della ticinese valle Onsernone. Ivi funzionò, per parecchi anni, anche un albergo termale.
Connessione ad altri temi:
Storia delle vallate alpine.
Bibliografia:
1. Sesia E.

Per i sentieri della storia

Mulatero Editore – Avigliano 1990     

A cura di: Carlo Ramoni