Il granito Bianco di Montorfano

Per le sue caratteristiche tecniche e per l’aspetto esteriore, il granito Bianco di Montorfano si è conquistato un posto di tutto rilievo nell’utilizzo sia a livello di edifici pubblici che privati, anche se, pur appartenendo alla stessa formazione geologica, probabilmente è un po’ meno famoso del granito Rosa di Baveno. Si tratta di un granito di età permiana (circa 275 milioni di anni) con di colore bianco, bianco –grigiastro con punteggiature nere.In zona si possono vedere parecchi esempi di applicazione del granito Bianco di Montorfano. Può essere significativo partire dall’osservazione della più grande cava attualmente esistente sul Montorfano che può essere effettuata direttamente dal piazzale antistante la stazione ferroviaria di Verbania. Si può notare una tipica struttura a gradoni derivante dal moderno metodo di coltivazione del giacimento. L’edificio stesso della Stazione FS presenta un largo esempio di impiego del granito Bianco, sia con lavorazione grezza (basamento) sia con lavorazione più ricercata (davanzali ed architravi) che mettono in luce l’abilità degli scalpellini locali (“picasass”).

Lungo la strada asfaltata che conduce a Montorfano, a 500 metri dalla Stazione FS, è possibile vedere sulla destra un deposito di blocchi di granito bianco (che permettono di valutare meglio le dimensioni reali della cava) e grosse macine, uno degli utilizzi del granito fin dai secoli scorsi. Sulla sinistra si erge una colonna non completamente lavorata: si tratta di un manufatto scartato che avrebbe dovuto far parte di una delle 82 colonne di granito bianco della Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma.

Periodo ottimale per la visita:Tutto l’anno.
Descrizione
Tempo necessario per la visita:1 ora.

Il granito Bianco di Montorfano: finitura lucida.

 

Il granito Bianco di Montorfano: superficie grezza.

 

Mergozzo: vaso con motivi floerali realizzato in granito bianco di Montorfano da F. Besozzi.

 
Descrizione specifica del manufatto:
Il granito bianco del Montorfano, è una roccia magmatica intrusiva a struttura granulare caratterizzata da una forte presenza di silice.
Tra tutte le pietre ornamentali della provincia il granito del Montorfano, assieme a quello Rosa di Baveno, è da considerarsi il più giovane poiché il plutone Mottarone-Baveno, come gli altri corpi granitici della zona, appartengono ad un batolite che si è originato circa 275 milioni di anni fa.
Trattandosi di un granito, la composizione mineralogica dipende dall’associazione tra quarzo (presente in granuli aggregati dall’aspetto vetroso), minerali della famiglia dei feldspati (ortoclasio, di colore bianco “sporco” e plagioclasio, di colore bianco latte) e minerali accessori.
Si tratta di un granito a biotite (visibile come puntini neri su un fondo biano, bianco-grigiastro) e rara orneblenda.
La struttura è molto compatta e non sono presenti le numerosi geodi che caratterizzano il granito Rosa di Baveno.
Caratteristiche tecniche:
massa volumica: 2570 kg/mc
coefficiente di imbibizione: 0,275%
resistenza a compressione: 229 Mpa
resistenza dopo gelività: 220Mpa
resistenza a flessione: 14 Mpa
resistenza all’urto: 70 cm
usura relativa per attrito (coeff.): 0,92.

Aspetti storici:
Una serie di documenti storici e la presenza di alcuni edifici di culto nella zona costruiti in epoca medioevale piuttosto con rocce metamorfiche derivanti da massi erratici abbandonati dai ghiacciai (”trovanti”) che con il granito bianco, fanno ritenere risalente al XVI sec. l’estrazione e la lavorazione del granito per uso commerciale.
Tra le applicazioni del granito Bianco di Montorfano meritano di essere ricordate le 12 colonne del porticato del Lazzaretto a Milano (1506), le 82 gigantesche colonne della Basilica di San Paolo Fuori le mura a Roma (1828), i porticati stradali più belli di Torino.
Bibliografia:
AAVV, Ossola di pietra nei secoli, Antiquarium Mergozzo
GALLONI E., Le colonne di granito di Montorfano della Basilica di San Paolo Fuori le Mura, ANTIQUARIUM di MERGOZZO, 1988.SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA, Le Alpi dal Monte Bianco al Lago Maggiore, BE-MA editrice, 1992.

A cura di: Claudio A. Vicari