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Ricordi di flottazione |
| Un immagine del Torrente Cannobino lungo il quale avveniva la flottazione |
Narrazioni: | Una nonna, la signora Amalia Zanni, ricorda e racconta…
“Mio nonno materno, Giuseppe Zanni (morto circa nel 1939, all’età di 75-80 anni), aveva un negozio di legna e carbone a Cannobio, chiamato in dialetto la sciostra.
A quei tempi il torrente Cannobino veniva usato per il trasporto del legname. Dai boschi della valle Cannobina venivano mandati a ponte Socraggio, arrivati alla fine del torrente, venivano trasportati grazie ai carri fino in località Amore, dove adesso c’è la fermata degli autobus.
Gli uomini lo scaricavano poi sui barconi (così chiamati perché avevano un solo piano su cui appoggiavano il legname).
Dopo aver percorso in tutta la lunghezza il Lago Maggiore, i barconi scendevano lungo il Ticino.
Il legname meno prezioso restava a Cannobio e veniva usato per riscaldare. Dal legno del castagno estratto l’acido tannico, usato per produrre inchiostri o nella concia del pellame.
Cantoni Virginia di 56 anni ricorda l’attività svolta dal marito, Piazza Luigi…
“Ricordo che quando mio marito era un ragazzo, faceva il boscaiolo e con altri giovani andava ogni giorno a Gurro e a Malesco a fare la legna che poi doveva essere portata a Cannobio.
L’impresa non era certo facile… dall’alta valle sfruttavano la pendenza dei monto e la forza dell’acqua.
Facevano degli scavi a forma di tubo tagliato a metà, lo riempivano di terra e quando veniva a nevicare, sfruttando il gelo, tagliavano la corteccia alle borre che venivano fatte andare giù per questo canale che era molto pendente.
In questo modo i tronchi arrivavano appena sopra al torrente Cannobino dove c’era una rete che li fermava, non potevano farli andare oltre perché in inverno il torrente, allora come oggi, aveva poca acqua ed il legname si sarebbe impigliato nelle rocce.
Quando arrivava la primavera e il Cannobino era in piena, gli uomini tagliavano la rete così i tronchi potevano scendere a valle.Sulla spiaggia alla lanca, dove adesso c’è il lido, oppure in località bagnara, c’erano altri lavoratori che li prendevano e li legavano insieme costruendo delle specie di zattere che venivano fatte scendere con un uomo sopra fino alle segherie di Intra. |
| A cura di: Daniela Boglioni | |