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I mulini di Cannobio e dintorni

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Da epoca remota e fino a pochi decenni fa, la zona di Cannobio è stata molto coltivata. Sui campi attorno ai centri abitati e sulle terrazze ricavate nel terreno scosceso si producevano orzo, segale, canapa, uva, patate e quant’altro serviva alla semplice vita contadina.

Per soddisfare le esigenze locali di macinazione molto presto sorsero alcuni mulini di cui ancora restano tracce sia sopra Cannobio (Solivo) che nelle vicinanze (Traffiume) e praticamente in ogni nucleo abitato della valle Cannobina.
Periodo ottimale per la visita:Da escludere solo nei periodi di innevamento. Bisogna tenere presente che le zone vicino ai torrenti dove si trovano i mulini spesso ricevono poco sole.
Tasso di difficoltàTuristico
Descrizione
Tempo necessario per la visita:Due ore circa per la sola andata se si intende percorrere la mulattiera che da Cannobio porta a Viggiona lungo la quale si trovavano i mulini più importanti della zona. Purtroppo oggi i resti dei mulini sono poco visibili. Solo un osservatore informato intuisce il percorso dell’antica roggia che prelevava l’acqua dai vari corsi d’acqua.

Lungolago nella contrada Castello

 

Casa decorata che si affaccia sul lago

 

Via Castello

 
Descrizione specifica del manufatto:
La maggior parte dei mulini erano destinati alla macinazione di cereali (orzo, segale, grano, granturco) o delle castagne che veniva effettuata sfruttando la forza dell’acqua. Una grande ruota era mossa direttamente dall’acqua del torrente oppure da quella proveniente da un canale; in questo secondo caso si aveva il vantaggio di limitare i danni causati dalle frequenti piene. Il movimento rotatorio della ruota veniva trasmesso a una grande macina costruita in dura pietra (generalmente granito) posta a contatto con un'altra macina ma fissa. La distanza tra le due macine era variabile e tra esse veniva posto il seme da macinare.
Aspetti storici:
Oltre ai mulini che si trovano lungo la mulattiera che da Cannobio porta a Viggiona, altri erano presenti in zona. Un mulino funzionava in Cannobio nei pressi del ponte detto ballerino; un altro, oggi del tutto scomparso, si trovava sulla riva del lago ed usava la stessa acqua già sfruttata dai mulini che si trovavano più a monte, lungo il sentiero per andare a Solivo. Altri mulini erano: uno a Traffiume, uno subito sotto l’abitato di Ronco ed uno allo sbocco della valle che scende tra Cinzago e Piaggio. Per quest’ultimo, all’epoca della costruzione della strada litoranea, venne gettato un arco sopra la strada stessa onde permettere il passaggio dell’acqua diretta al mulino che si trovava a valle della strada. L’arco venne demolito nel 1955. L’ultimo mulino a cessare la propria attività è stato il “mulino di sotto” che si trovava lungo la strada per Viggiona, poco sopra la Badia.   Fin dall’anno 1487 i conti Borromeo dovettero intervenire affinché i cannobiesi adottassero gli Statuti di Mulino per quanto concerneva l’attività dei mugnai o Molinari per reprimere le continue frodi degli stessi ai danni della popolazione.Certamente i mugnai del tempo si dovevano comportare molto male se vennero stabilite le seguenti regole di comportamento:

-         il cereale che era dato ai mugnai doveva essere restituito integralmente, sotto forma di farina

-         la farina doveva essere pura senza aggiunta d’altre sostanze

-         la farina non doveva presentare “gnocchi” dovuti all’umidità

-         i mugnai dovevano sottoporre la farina ottenuta a controlli periodici da parte dell’autorità del comune e dovevano pagare le tasse in base al lavoro svolto.   Da: “Gli statuti di Traffiume del 1343”
Art. 71 Del divieto di lordare le rogge dei moliniFu ancora statuito : nessuno lordi o getti alcunché nella prima roggia dei molini che è verso l’abitato. Ciascun contravventore paghi al comune, ogni volta, 12 den.ter. d’ammenda.

Narrazioni:
Narra lo scrittore Zoppis a proposito di un vecchio mulino di montagna:  

I giorni operosi L’antico mulino di montagna era una costruzione tutta a sé, spesso neppur contigua alla casa di abitazione, posta dove la idraulica elementare del costruttore calcolava meno arduo e più vantaggioso ricavare potenza dalle acque del torrente. Un tempo – tanto tempo fa che i cinquantenni appena se lo ricordano – attorno al mulino di montagna il terreno era sgombro da alberi, da cespugli e da rovi. D’estate era un’isola verde con depressioni e dossi irrigui, un marezzare di folte erbe segnate da un sentiero che saliva dalla valle; d’inverno era una bianca nuvola di neve posata sulla terra fra macchie e boschi, tagliata da un solco segnato dalle orme larghe e piatte degli zoccoli ferrati. […]  

I mulini in disarmoOra è proprio finita! Il canale che portava l’acqua del torrente è colmo di ghiaia, di sabbia, di terriccio, entro cui germogliano rovi e ortiche. Della condotta sospesa rimangono tronconi di assi nere, cariate, fradice poggiate sopra un pilastrino cadente. Altre reliquie sono sparse sul terreno, tra lo strame spesso e marcescente. Sono schegge di legno in decomposizione, che nutrono la minuta flora muscosa e micelica: brandelli di velluti verdi chiazze biancastre pallide vegetazione gelatinosa. I perni delle grandi ruote sono sigillati dalla ruggine […] L’uscio dell’edificio è accostato: tu lo sospingi, e senti il ribrezzo ai piedi, il ribrezzo dell’ignoto, perché dentro è buio, il pavimento è polveroso, disseminato di rottami, che possono essere trabocchetti. Calpesti una foglia secca, la scarpa si posa su qualcosa di molle: uno straccio, un brandello di vecchio sacco. Ti pare di essere nella fossa dei serpenti, che tutto quel rinchiuso mondo – o l’universo intero – sia il regno del viscido, dello sfuggevole e che occulti animali che danzino presso i tuoi piedi, che contaminino la tua carne. […]Tocchi appena un legno, ed esso ti rimbomba nel cuore più forte di un tuono. Il soffitto ha larghi vuoti di assi attraverso i quali è possibile scorgere le piode del tetto: piode in disordine con crepe e fessure, per le quali mugulano i venti, scorrono le piogge, turbina la neve. […]

Connessione ad altri temi:
Via delle arti e dei mestieri
Cartografia:
Carta I.G.M. F.16 III S.E. della Carta d’Italia – Cannobio –
Carta I.G.M. F.16 III S.O. della Carta d’Italia
Carta I.G.M. F.16 III N.E. della Carta d’Italia
Carta Nazionale Svizzera 1:50000 N° 285 Domodossola
Carta Nazionale Svizzera 1:50000 N° 286 Malcantone.
Bibliografia:
Bergamaschi C., La vita quotidiana in Valle Cannobina nell'ultimo secolo, 1997, Alberti libraio editore, Verbania
Fragni A., Tranflumen, 1977, Cerutti ed., Intra
Pisoni F., Traffiume: gli statuti del 1343, 1990 Alberti libraio editore, Verbania
Zammaretti A., Il borgo e la pieve di Cannobio, vol.III 1980, San Gaudenzio, Novara.

A cura di: Daniela Boglioni