Il maggior sfruttamento delle risorse idriche fornite dalle rogge avvenne nella seconda metà del XIX secolo, sebbene già negli Statuti Viscontei del 1393 si parlasse di norme che tutelavano le rogge in quanto era riconosciuta la loro importanza.
Le acque dei torrenti, incanalate nelle rogge azionavano le pale idrauliche poste presso gli stabilimenti di filatura dell’800. Attraverso ingegnosi sistemi, di cinghie, ruote e alberi di trasmissione il moto idraulico si tramutava nel moto meccanico dei telai di filatura.
Esistono poche tracce delle vecchie rogge, sia di quelle derivate dal San Giovanni che di quelle derivate dal San Bernardino. Esse sono, ormai, tutte interrate e ricoperte: solo qualche tratto di fossato o qualche antica vestigia rimasta allo scoperto ne indicano il percorso e l’esistenza.
Anche le rogge dell’Unione Manifatture ed ex Cucirini, due filature del ‘800 site in Verbania Trobaso , sono interrate.
Molto probabilmente nella zona dell’Unione manifatture esisteva un maglio con relativa roggia. Della rogge esistono ancora alcune tracce; a Renco vicino alla Cappella del Lupo in zona ex tiro a segno, si può notare l’edificio in cui era posto il regolatore che disciplinava l’acqua che arrivava dal torrente S.Bernardino e che proseguiva per la filatura ex Cucirini. Più a monte dell’Unione Manifatture,verso il pozzone di Santino, sono presenti i resti della roggia dell’Unione manifatture in cui è visibile il fossato dove scorreva il canale e il punto di regolazione del canale.