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La robinia

Le zone centrali del percorso del torrente S.Bernardino,umide e ricchissime di vegetazione (in alcuni punti addirittura impenetrabile), contrastano con la secchezza dei versanti rivolti a sud dove si risente del clima insubrico del Lago Maggiore. Le profonde forre (fossati ripidi e scoscesi prodotti dall’erosione delle acque), caratterizzano gran parte del corso del torrente e dei suoi affluenti. Lungo questi pendii si sono insediate  diverse specie vegetali, caratteristiche di luoghi umidi e ombrosi, tra cui la robinia.

Periodo ottimale per la visita:Tutto l'anno.
Tasso di difficoltàTuristico
Descrizione

La robinia.

 
Aspetti storici:
Da almeno sei secoli, nel bacino imbrifero del torrente San Bernardino, come negli altri corsi d’acqua di rilievo dell’alto Novarese, veniva praticata la flottazione del legname in precedenza ridotto in borre e borretti  fino alla foce, a lato di Intra. I tronchi tagliati e marchiati venivano fatti scivolare nel letto del torrente; qui venivano ammucchiati in attesa che la piena naturale o provocata da dighe, li trasportasse a valle. Il commercio del legname costituiva la più vasta attività del porto di Intra, con ramificazioni estese  su tutto il bacino del Lago Maggiore. I più importanti notai, avvocati, medici, sindaci e consiglieri possedevano capitali impegnati nel commercio del legname e del carbone. La flottazione  ebbe termine, con l’avvento delle rogge che convogliavano l’acqua necessaria a fornire l’energia idraulica per le macchine delle prime industrie tessili del Verbano. Siccome il metodo della flottazione provocava danni alle prese d’acqua delle rogge ed agli argini, fu abolito.
Descrizione specifica eventi-memorie:

E’ un albero infestante e quindi molto frequente nei boschi. Ama i luoghi freschi, umidi, ombrosi, si trova quindi a colonizzare tutte le piane alluvionali dei fiumi e torrenti. Sembra che prenda il nome da un certo Robin, erborista presso la corte di Enrico IV, che nel 1600 coltivò in Europa la pianta importandone i semi dall’America. Ha una chioma leggera, a forma di cupola e può raggiungere i 25 metri. La corteccia è di color grigio, molto rugosa, con tronche e rami ricoperti da spine.Le foglie sono caduche, composite, imparipennate, formate da un numero vario di foglioline ovali-lanceolate, (sempre dispari da 7 a 20 e lunghe 2 - 6 centimetri), disposte regolarmente a due a due, con una sola in punta. Il bordo delle foglioline è liscio. Le nervature sono leggermente visibili, ramificate e simmetriche. I fiori raccolti in grappoli bianchi hanno un profumo intenso e delicato da cui si ricava un buon miele. Dai grappoli si ottengono buone frittelle, dopo averli passati in una pastella dolce. I frutti, da cui si estrae uno sciroppo medicinale, sono legumi appiattiti e lunghi 5 centimetri, contenenti una decina di semi; rimangono sulla pianta anche durante l’inverno. Il legno è molto duro e resistente,come le spine che erano impiegate dagli indiani d’America come punte per le frecce. 

Bibliografia:
Teresio V

Val grande ultimo paradiso Alberti libraio editore, Verbania 1987

2 Ferraioli E. , Pozzi G.

Atlante degli alberi d'Italia. Le guide airone      Editoriale Giorgio   Mondatori,1987

3. Selezione dal Reader’ Digest. Biblioteca per chi ama la natura

Guida pratica agli alberi e arbusti in Italia.

Edizioni Reader’Digest , Milano 1983

A cura di: Carlo Ramoni