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La flottazione del legname sul San Bernardino Da almeno sei secoli, nel bacino imbrifero del torrente San Bernardino, come negli altri corsi d’acqua di rilievo dell’alto Novarese, veniva praticata la flottazione del legname – in precedenza ridotto in borre e borretti – fino alla foce, a lato di Intra.
Il commercio del legname costituiva la più vasta attività del porto di Intra, con ramificazioni estese su tutto il bacino del Lago Maggiore.
I più importanti notai, avvocati, medici, sindaci e consiglieri possedevano capitali impegnati nel commercio del legname e del carbone. I mercanti di legname intresi operavano non solo sul territorio locale, ma intrattenevano rapporti e trattavano affari in un raggio più vasto, che comprendeva i boschi dello Stato dei “Signori Svizzeri” | Periodo ottimale per la visita: | i mesi estivi |
Tempo necessario per la visita: | Dipende dal percorso scelto. |
| La raccolta del legname in riva al lago, a Intra |
| Boscaioli e addetti alla flottazione dell'epoca ( fine XIX secolo). Da Amico Torrente, 2004. |
Aspetti storici: | Nessun altro commercio nel borgo intrese ebbe mai bisogno di tante leggi come quello del legname, sia per non farlo morire, sia per contenerne l’aggressività.
La flottazione cominciò a sollevare problemi perché causava danni sempre più rilevanti specialmente lungo il corso finale del San Bernardino, quando nella sua piana alluvionale vennero derivate le rogge per le attività di sbianca del cotone, per le segherie, i mulini, le concerie, le tintorie dei borghi di Intra e Pallanza.
La moltiplicazione e il potenziamento delle opere di presa d’acqua, in conseguenza del considerevole aumento delle industrie tessili, meccaniche e cartarie e, più tardi, la costruzione di ponti per far fronte alle esigenze della rete viaria in allestimento, portarono ad un conflitto sempre più serrato tra gli operatori del settore industriale dei borghi con le loro amministrazioni comunali da una parte, e i comuni proprietari di boschi con i negozianti di legname e gli addetti alla flottazione dall’altra.
Favoriti dalla riduzione della domanda di legname nostrano, che stava risentendo pesantemente della concorrenza del legname austriaco e tedesco giunto sul mercato milanese grazie alle reti ferroviarie che nel frattempo erano state allestite nel centro Europa in collegamento con quella dell’Italia settentrionale, i rappresentanti dell’industria locale, forti dell’appoggio governativo ebbero partita vinta.L’ultima licenza di flottazione sul San Bernardino fu quella rilasciata, nel 1875, alla ditta Matherson di Londra dal sottoprefetto di Pallanza, che la autorizzò a flottare dai boschi dell’alta Val Grande ottomila borre e settecentomila borretti nel periodo di sette anni. |
Connessione ad altri temi: | Le centrali idroelettriche, il sistema delle rogge, l’Acquamondo, il mulino di Cossogno. |
Descrizione specifica eventi-memorie: | La flottazione era l’operazione mediante la quale, il legname ottenuto dal taglio dei boschi in Val Grande, veniva inviato a valle attraverso il San Bernardino.
Esso veniva affidato al corso d’acqua e flottato tramite le periodiche piene o büzz (al singolare büzza) o mediante la costruzione delle serre ( i śérr). Le serre erano dighe posticce costruite con pietra e legname in corrispondenza delle strozzature degli alvei, a costituire provvisori bacini nei quali veniva convogliato il legname; con una repentina rimozione dello sbarramento, il legnane ivi ammassato veniva trascinato alla foce dall’onda di piena che in tal modo si verificava.
Alcuni incaricati, i “buratt”, provvedevano da passerelle pensili o appostati ai rami sporgenti, a convogliare i tronchi o a facilitare il passaggio nei punti difficili, con l’aiuto di grossi bastoni dal puntale di ferro; altri dalle rive rimuovevano i legni rimasti incastrati affinché non si creassero intasamenti.
I tronchi venivano contrassegnati già a monte al momento dell’avvio, con tacche e marchi a fuoco che ne garantivano la proprietà per le operazioni di smistamento a lago.Sulle sponde, nei pressi delle segherie come presso gli approdi dei barconi o delle strade carreggiabili, si crearono spiazzi destinati a ricevere il legname che veniva accatastato in attesa di ulteriori destinazioni; erano i cosiddetti “gabbi”, regolati anch’essi da diritti d’uso, fittane e concessioni. |
Bibliografia: | .Chiovini N. “A piedi Nudi”
Vangelista Editori Snc -Milano -
ottobre 1968
2. Boccardi R., Antiche e recenti cronache dei traffici ed industrie in Intra, Banca Popolare di Intra, Verbania, 1949; pp. 71-77
3. Carnesecche R.,
Il tempo della buzza in Novara, bimestrale della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Novara, 19804.Sutermeister Cassano V., Carlo Sutermeister tra Intra e Val Grande p.p 44, Alberti libraio editoreVerbania, 1992. |
| A cura di: Carlo Ramoni | |