L’ampliarsi dell’attività cotoniera
generava perciò il rischio di dovere immobilizzare grandi capitali per approvvigionarsi di scorte che coprissero l’intero arco dell’anno, o, al contrario, quello di dover fermare gli impianti per mancanza di materie prime.
A ciò si aggiunga il perturbamento dei mercati, causato dalle vicende politiche e militari dell’età napoleonica, che coinvolsero profondamente l’Italia settentrionale.
Da quest’area, isolata da nuove barriere doganali, passavano i traffici provenienti dai porti di Genova e di Livorno, la strada dei commerci con i Balcani e con l’impero Ottomano, zone di produzione del cotone (in quegli anni si stava imponendo il pregiato makò egiziano) e mercato per i prodotti lavorati.
Ci si spiega così perché all’inizio del XIX secolo, i fratelli Mϋller presero la decisione di trasferire parte delle loro attività nelle terre italiane, più vicine ai porti e ai mercati, e che, inoltre, avevano già una loro tradizione di filande, tessiture e commerci.
Il piccolo centro di Intra conosceva ormai un certo sviluppo in diversi settori preindustriali, aveva sviluppato infrastrutture e servizi, ed era favorito dalla vicinanza del lago, collegato per via fluviale ai centri più grandi alla pianura padana e al mare.
Le facilitazioni finanziarie e le leggi del napoleonico Regno d’Italia (S. A. imperiale Eugenio Napoleone, Vice-rè d’Italia) , che consentivano di avocare al Demanio, conventi e beni ecclesiastici per destinarli ad altri usi, resero agevoli l’acquisizione dell’antico monastero di Sant’Antonio, un complesso di fabbricati con annessi terreni per la sbianca e una derivazione della Roggia Borromea, la “Roggia degli edifici inferiori” con cui si ricavava l’energia idraulica per azionare le innovative filature meccaniche dell’epoca.
Il monastero fu espropriato e nel 1808 Intra ebbe la sua prima filatura meccanica., << …….come ricorda una semplice lapide al n° 23 di via Ceretti, l’italia aveva in Intra quella che si ritiene la prima filatura meccanica del cotone>>.(2)
Dei vari figli di Gian Giacomo Mϋller, morto nel 1840, sarà il quartogenito Guglielmo ad occuparsi attivamente della ditta, ma per varie ragioni, non estranee agli interessi rimasti a Zofingen, i Mϋller affidano la completa gestione della fabbrica intrese al loro parente, già da tempo loro procuratore, Carlo Sutermeister, che associa nell’impresa il fratello Giovanni, padre di quel Carlo Sutermeister che è oggetto di questo scritto.
Carlo, scapolo, zio e padrino del giovane Carlo, si trovava ad intra presso i Mϋller da quasi vent’anni; già dall’1 Gennaio 1836, con una scrittura privata tra lui e i Mϋller, si era convenuto che egli assumesse alcuni incarichi tecnici, amministrativi e di fiducia per nove anni, poi rinnovati fino al 1854.
Prima di questa scadenza della convenzione, nel 1852, si avrà il completo passaggio della gestione e della responsabilità al Sutermeister.
I Sutermeister nel 1872 trasferiranno l’attività a San Bernardino, dove i Mϋller avevano impiantato nel 1810 un’altra filatura. La stessa che nel 1901 diverrà Cotonificio Verbanese e che è ancora oggi in attività.